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Prefazione

IX

non sia frutto dei tempi moderni, se è vero che a ridosso dell’unità d’Italia il Ministro

all’istruzione pubblica, Francesco De Sanctis, era costretto a rispondere a interroga-

zioni su sperdute graduatorie di bidelli.

Dietro la normativa

Perché? Alle spalle del decisore politico, ci sono, innanzitutto, “visioni di scuo-

la”, spesso alternative e, frequentemente, trasversali a parti di schieramenti. Manca,

sostanzialmente, una tavola di valori condivisa che consenta di stabilizzare il nocciolo

della normazione primaria. Alcune dicotomie classiche sono costituite, ad esempio, da

“centralizzazione

vs

autonomia”; “merito

vs

anzianità”; “competenze

vs

conoscenze”;

“inclusione

vs

selezione”. Per singolare paradosso, dette dicotomie si trovano non

solo a susseguirsi anziché sostituirsi, ma a convivere e a confliggere permanentemente

e non, come sarebbe auspicabile, a comporsi e ad integrarsi quando possibile e utile.

Nulla vieterebbe, ad esempio, di contemperare “selezione” e “inclusività”: solo

che raramente accade, e il quieto vivere induce alla diffusione di una deleteria pratica

di abbassamento delle asticelle, specie nella scuola primaria. Se, in un tempo non

troppo lontano, la parola d’ordine di ogni docente era “stare al passo del program-

ma”, oggi al contrario sembra prevalere la discutibile prassi di ragguagliare il ritmo

di marcia agli studenti più deboli. Non solo ciò è il contrario del concetto di perso-

nalizzazione che implicherebbe l’adozione di strategie differenziate al fine di portare

i discenti al più alto grado di istruzione possibile; ma si rivela sovente esiziale per la

gestione delle classi, ingenerando noia e indisciplina nei più svegli e preparati. Oltre

che essere una pratica, al fondo, classista, perché privilegia, indirettamente, gli stu-

denti con la possibilità di acquisire all’esterno gli stimoli deboli quando non assenti

nella quotidianità scolastica.

La logica appare prevalentemente quella del “ma anche”. Prendiamo l’autonomia

delle istituzioni scolastiche. Esiste dal 1999, “ma anche” esiste la gestione rigidamente

centralizzata del personale, che è, a ben vedere, in netto contrasto con i principi dell’au-

tonomia: uno sguardo ai sistemi scolastici internazionali mostra come l’autonomia è

sempre fondata, in primo luogo, sulla responsabilizzazione di chi è chiamato a erogare

il servizio anche in merito alla scelta del personale e dal necessario corollario di rigorosi

e trasparenti controlli

9

.

Un secondo aspetto va evidenziato. Nel processo decisionale hanno peso le atten-

zioni, più o meno pronunciate, ai portatori di interesse istituzionali. Confindustria,

sindacati, il mondo dell’associazionismo che raccorda i diversi protagonisti della

“repubblica scolastica” (docenti, genitori, studenti, senza dimenticare il vivacissimo

settore dell’inclusione), sono stakeholder, peraltro segmentati da coloriture politiche,

religiose e culturali, che intervengono nel processo di costruzione normativa.

Infine, con sempre maggiore incidenza, anche grazie all’avvento dei social network

e in particolare di Facebook, si fa sentire la voce di portatori di interessi settoriali,

9

Si rinvia al ricco materiale presente sul portale di Eurydice,

https://webgate.ec.europa.eu/

fpfis/mwikis/eurydice/index.php/Main_Page.