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Capitolo 8

Potenziali elettrochimici - Fugacità e Attività

135

Le proprietà termodinamiche delle soluzioni e quindi il livello termodinamico di W,

nonché il coefficiente di attività ionico medio, sono definiti dal numero delle particelle

effettivamente presenti, ma anche dalle loro condizioni di interazione o, in altre parole,

dello stato effettivo delle particelle in soluzione. Per separare queste due influenze

bisogna introdurre delle ipotesi supplementari, quali

= 1

oppure

= 1

, nella teoria

classica di Arrhenius e

= 1

nella teoria moderna di Debye e Hückel.

La teoria di Debye e Hückel ha permesso di calcolare i coefficienti di attività ionici e

individuali; la verifica sperimentale della teoria è possibile mediante la relazione che

collega

±

ε

con i coefficienti detti:

(

±

ε

) = (

+

ε

)

+

(

ε

)

Si fa notare che nella teoria di Debye e Hückel si era pervenuti all’espressione:

log = log = −

1,8 ∙ 10

6

( )

3

2⁄

2

Per un elettrolita W, completamente dissociato secondo la relazione

=

+

+

+

,

si ottiene:

log

α

= −

1,8∙10

6

( )

3

2⁄

+ +

2

+

2

∙ √ = −

1,8∙10

6

( )

3

2⁄

∙ |

+ −

| ∙ √

(8.2)

Infatti, nella teoria di Debye e Hückel avevamo introdotto i coefficienti di attività ionici

riferiti alle frazioni molari, mentre poi li abbiamo riferiti alle molalità. Nel campo delle

diluizioni spinte, in cui è valida la teoria, le due grandezze praticamente coincidono.

Infine, un ultimo rilievo di carattere generale. Tenendo conto della scelta fatta per gli

stati di riferimento, si giustificano le seguenti condizioni:

{

W,A

→ 0; γ

ελ

→ 1

→ 1;

±

ε

→ 1

per le quali si ottiene:

lim

W,A

→0

W

ε

= (Q∙

W, A

)

D

Per molalità tendente a zero, l’attività di W rispetto a D converge con una particolare

variabile di composizione

(Q∙

W, A

)

.

8.4

Attività elettrochimica nelle soluzioni

Introduciamo ora un altro metodo per definire e determinare l’attività in soluzione di

una specie W che subisca dissociazione elettrolitica. Il metodo, rigorosamente

operativo, non introduce né ipotesi sullo stato effettivo dell’elettrolita in soluzione né

grandezze a significato puramente razionale, come le attività ioniche individuali.

Abbiamo già visto (Cap. 5 e 6) che riportando in grafico, a temperatura e pressione

costanti, la fugacità di W in una soluzione

ε

, in funzione della molalità stechiometrica di

W elevata a

≡ (

+

+

)

, si ottengono curve con tangente all’origine finita e non

nulla (

Fig. 8.2

). Per

W,A

→ 0

vale cioè una legge di Henry generalizzata: