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CAPITOLO

4

Che cos’è la vita?

63

(capitolo 1) e allo stesso modo mostrare agli alunni che la biologia è ancora oggi una

disciplina nella quale si inseguono grandi domande.

Se attraverso un programma informatico fossimo in grado di fornire le istruzioni

per assemblare un organismo artificiale? È la grande sfida cui sta lavorando Craig

Venter e il suo gruppo di ricerca. Per chi non lo sapesse, Venter è una delle persone

che più ha contribuito a far progredire la biologia negli ultimi trent’anni. È noto al

grande pubblico soprattutto per aver sviluppato un criterio che ha accelerato enor-

memente il sequenziamento del genoma umano, innestando una competizione con

il consorzio pubblico, e giungendo alla fine alla presentazione simultanea dei risul-

tati (Venter, 2013).

In seguito ha sviluppato un programma particolarmente ardito, mediante il quale è

riuscito a trasformare una specie in un’altra. Quello che è stato fatto è trapiantare

da una specie all’altra l’intero genoma come DNA nudo. È stato prelevato il DNA

genomico da una colonia di

Mycoplasma mycoides

(un batterio) ed è stato inserito

in un altro batterio,

Mycoplasma capricolum

, precedentemente svuotato del suo DNA

originario. Queste nuove cellule risultano identiche a quelle di

Mycoplasma mycoides

(Lartigue

et al.

, 2007).

Nel 2010, assieme alla sua équipe, Venter pubblica un articolo (Gibson

et al

., 2010)

nel quale annuncia di aver realizzato la prima forma di vita artificiale: è una cellula

naturale completamente controllata da un DNA artificiale, pensato ed elaborato al

computer come fosse un programma di assemblaggio. In questo caso dunque il DNA

non è prelevato da un altro organismo, ma assemblato nucleotide per nucleotide

partendo da una sequenza immagazzinata in un computer.

Secondo Venter sarà possibile avere organismi unicellulari “artificiali” (ossia pro-

gettati al computer), assemblando nucleotide per nucleotide le istruzioni per svol-

gere determinati compiti, quali ad esempio il degrado e la digestione dei rifiuti, o

la produzione di idrocarburi, o ancora la lotta contro le malattie infettive. È una

strada pionieristica, i ricercatori che la stanno intraprendendo hanno appena mos-

so i primi passi. Però in questi anni è un campo che si è sviluppato e che, pur rac-

contato e comunicato con un certo sensazionalismo (si veda il capitolo 1), permette

di avvicinarsi ad alcune frontiere della scienza.

È difficile non rimanere allo stesso tempo turbati e affascinati da queste prospet-

tive. Diversi scienziati si sono posti dei problemi circa queste applicazioni (Dana

et

al

., 2012); lo stesso Venter si è reso conto che arrivare a progettare degli organismi

(finalizzati a uno scopo ben preciso) è qualcosa che va molto oltre quello che fino ad

ora ha fatto l’umanità, e che è necessario avere ben presente fin da ora che questo

approccio può essere un’arma a doppio taglio. Ma è stato così per quasi tutte le sco-

perte della storia dell’uomo.

La visione di Venter è completamente meccanicistica ed ingegneristica (non a caso

parla di hardware e software della vita), e per questo motivo diversi biologi la rigetta-

no (ci sono evidenze sperimentali per farlo). Gli insegnanti potrebbero trarre molti

spunti di riflessione mettendo in discussione critica l’approccio di Venter per eviden-

ziare rischi e opportunità.