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Metodi e strumenti per l’insegnamento e l’apprendimento della Biologia

Secondo il biologo molecolare Edoardo Boncinelli (2001) è più facile individuare

alcune caratteristiche comuni agli organismi viventi, e quindi attribuisce a tutti gli

organismi viventi:

1. un inizio e una fine;

2. un metabolismo;

3. la capacità di produrre da soli o in coppia delle copie più o meno uguali di se

stessi;

4. la possibilità di modificarsi, nell’arco di diverse generazioni.

A queste proprietà, che comunque lasciano fuori alcune entità interessanti da un

punto di vista biologico (i virus e i prioni, per esempio), potremmo poi aggiungere il

fatto che tutti gli organismi utilizzano lo stesso tipo di molecole(DNA, RNA e ammi-

noacidi), al punto tale che il DNA viene definito come il codice universale della vita.

E con questa ultima osservazione viene ripreso in pieno il discorso di Mayr.

Accettiamo dunque la definizione di Boncinelli, tenendo presenti le indicazioni di

Mayr sulla presenza di programmi genetici, e l’organizzazione in cellule (anche se ci

sono entità, che per certi aspetti sono viventi, i virus o i prioni, i quali però non sono

organizzati in cellule).

4.1.1

Inizio e fine

Avere un inizio e una fine vuol dire che un organismo vivente è un’entità limitata nel

tempo. L’aspetto curioso è che non sempre riusciamo a tracciare un limite netto per

individuare l’inizio di una vita o la sua fine. Vi porto l’esempio umano, perché è uno

dei temi che più appassiona e divide la società. Quando comincia una nuova vita?

Siamo tutti d’accordo sul fatto che prima dell’unione di un gamete femminile (uovo)

e di uno maschile (spermatozoo) non abbiamo una nuova vita. Quando i gameti

femminile e maschile si incontrano si forma una nuova cellula, detta zigote, che è

senza dubbio la prima cellula dalla quale per divisioni successive si forma l’embrione

e poi il nuovo individuo. Lo zigote non è un’entità autonoma: se non si impiantasse

nell’utero femminile non avrebbe alcuna possibilità di svilupparsi (e numerosi sono

gli zigoti che subiscono questo destino, senza che la donna se ne renda conto). E

anche una volta impiantato vi sono numerose fasi prima di avere una parvenza di

autonomia (formazione degli organi vitali, ecc.). Però, d’altro canto, se considerassi-

mo come criterio assoluto l’autonomia, quando potremmo considerare un individuo

autonomo?

La stessa cosa si osserva con la morte. Il confine non è netto, chiaro e indiscutibile.

Nelle pratiche cliniche e mediche indichiamo delle soglie, le quali in verità hanno

un margine di arbitrarietà spesso problematico, e i progressi clinici e medici aumen-

tano i casi di dubbio. Oggi possiamo mantenere in funzione corpi che cento anni fa

avrebbero superato velocemente questa zona grigia per arrivare allo stadio di morte.

Non necessariamente la biologia è in grado di dare una risposta definitiva a queste

domande, e senza dubbio l’etica personale aiuta ogni uomo o donna a trovare una

risposta (per alcune donne uno zigote è al 100% una vita in divenire, altre lo consi-

dereranno tale solo dopo che si è impiantato nell’utero, altre ancora solo quando si

saranno formati alcuni organi), che potrà essere diversa per ciascuno. Ecco dunque

un punto dove biologia ed etica si incrociano.