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Parte Prima

Competenze pedagogico-didattiche

talmente sugli stati di coscienza che appaiono irriducibili alle immagini

mentali e alle sensazioni.

26) B.

Lawrence Kohlberg, a partire dallo schema di Piaget, ha esteso lo

sviluppo morale fino all’età adulta, individuando sei stadi raggruppati in tre

livelli (moralità preconvenzionale, convenzionale e postconvenzionale).

Egli sottolinea il ruolo costruttivo del bambino nell’elaborazione del pensie-

ro relativo a soggetti morali e sottolinea, d’accordo con Piaget, lo stretto

legame tra lo sviluppo cognitivo e quello morale.

27) D.

Nell’immediato dopoguerra sorse negli Stati Uniti un movimento

psicologico che si occupò di studiare la percezione secondo un’ottica com-

pletamente diversa da quella allora dominante. Il

vecchio

punto di vista era

quello dei gestaltisti, che escludevano nel processo percettivo l’intervento

di qualsiasi fattore diverso da quelli propri della dinamica del campo per-

cettivo. Il nome

New Look on perception

fu dato al movimento da Krech

(1949). Gli psicologi del New Look volevano studiare l’influenza che fattori

quali le variabili personologiche, quelle sociali, i valori, i bisogni, le moti-

vazioni e i giudizi probabilistici hanno sulla percezione.

28) B.

Con il concetto di

forza dell’abitudine

, o

habit strength

, una variabile

interveniente introdotta negli anni ’30 da Clark Hull, si vuole intendere il

fatto che le risposte si associano agli eventi di stimolazione con differente

forza, e che tale forza dipende da un certo numero di variabili, tra le quali

hanno particolare rilevanza lo stato pulsionale dell’organismo che appren-

de le risposte, il numero di ripetizioni del compito, ecc.

29) C.

La nozione che altri pensano e provano sentimenti diventa sofisti-

cata e coerente con il passare del tempo. La capacità di immaginare degli

stati mentali negli altri e di vederli come la base di una condotta esplicita è

stata considerata come la prova che i bambini possiedono una

teoria della

mente

. Una tale teoria consente al bambino di spiegare eventi visibili (le

azioni delle persone) postulando l’esistenza di entità invisibili (convinzio-

ni, desideri e così via); essa rappresenta quindi uno stratagemma per capi-

re il comportamento sociale.

30) A.

Secondo Bandura, per valutare la nostra autoefficacia noi ci rifac-

ciamo a successi o fallimenti in cui siamo incorsi in situazioni simili; alle

esperienze vicarie, cioè guardando gli altri fallire o avere successo in situa-

zioni simili; alla persuasione, ossia al sentirci dire da altri che siamo capa-

ci di affrontare quel particolare compito; e allo stato fisiologico, ossia a

quanto la nostra ansia o le nostre paure possono incidere sull’esecuzione

del compito.