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Proprietà chimiche degli elementi e loro periodicità

Il chimico tedesco J. W. Dobereiner fu uno dei primi ricercatori che tentò

una classificazione periodica degli elementi. Egli aveva notato che esistevano

parecchi gruppi di tre elementi, che definì

triadi

, che possedevano proprietà

chimiche simili, come per esempio litio, sodio e potassio, cloro, bromo e iodio

o calcio, stronzio e bario. Questo tipo di classificazione si dimostrò insufficiente

e grossolana, ma servì da stimolo per approfondimenti e studi successivi.

Nel 1863 l’inglese J. Newlands propose un altro criterio di classificazione,

che chiamò

legge delle ottave,

basato sulla disposizione degli elementi in ordine

crescente di peso atomico. Disponendo gli elementi in righe verticali di sette

elementi ciascuna, le righe orizzontali venivano occupate da elementi con pro-

prietà chimiche e fisiche analoghe. Questa teoria non ebbe tuttavia molta for-

tuna poiché presentava molte incongruenze e contraddizioni dovute al mancato

inserimento degli elementi che non erano ancora stati scoperti.

Alcuni anni dopo, il russo D. I. Mendeleev e il tedesco L. Meyer, lavorando

indipendentemente l’uno dall’altro, elaborarono un sistema di classificazione

che si basava sulle relazioni tra le proprietà degli elementi e i rispettivi pesi ato-

mici. In particolare Mendeleev elaborò una

tavola periodica

più completa poi-

ché comprendeva elementi ancora non noti, dei quali riuscì a prevedere non

solo l’esistenza ma anche le proprietà.

Mendeleev sistemò in una tabella gli elementi allora conosciuti, incolon-

nando in gruppi (o famiglie) quelli che avevano proprietà chimiche simili. Per

rispettare la periodicità delle proprietà, riservò dei posti ad alcuni elementi an-

cora sconosciuti, che chiamò ekaboro, ekalluminio ed ekasilicio. Quando, negli

anni seguenti, vennero scoperti lo scandio, il gallio e il germanio, si constatò che

questi elementi avevano esattamente quelle proprietà che Mendeleev aveva pre-

visto, ricavandole da quelle degli elementi vicini. Inoltre, usando la tavola perio-

dica, Mendeleev fu in grado di correggere il peso atomico di alcuni elementi

quali l’indio, il berillio e l’uranio.

La successiva scoperta dei gas nobili non provocò serie modificazioni nella

tavola periodica, poiché questi elementi che avevano la caratteristica di non

combinarsi con altri elementi,

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furono sistemati facilmente in un gruppo a

parte. Tuttavia la classificazione secondo il peso atomico crescente mostrava

un’incongruenza nel caso di tellurio e iodio, le cui proprietà risultavano diverse

da quelle degli altri elementi dei gruppi dove rispettivamente risultavano collo-

cati. Per eliminare tale incongruenza, Mendeleev invertì la posizione dei due

elementi, supponendo erroneamente che la loro massa atomica fosse stata de-

terminata in modo poco accurato. In realtà nel sistema periodico esistono altri

tre casi per i quali si verifica un’inversione dei pesi atomici e cioè Ar–K, Co–Ni

e Th–Pa.

Queste apparenti anomalie vennero chiarite nel 1913 da G. J. Moseley, il

quale dimostrò che le proprietà chimiche degli elementi non sono una funzione

periodica del peso atomico bensì del

numero atomico

, cioè del numero delle ca-

riche positive (i protoni) possedute dal nucleo atomico. Ordinando gli elementi

in base al numero atomico crescente viene rispettata perfettamente la periodi-

cità delle proprietà degli elementi. Il motivo per cui il peso atomico non pro-

cede sempre di pari passo con il numero atomico è dovuto al fatto che in natura

gli elementi sono usualmente presenti come miscele di isotopi, che hanno lo

stesso numero atomico ma diverso numero di massa. Il numero atomico viene

usato come base della moderna definizione di

elemento chimico

, cioè

un in-

sieme di atomi che hanno tutti lo stesso numero atomico.

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Capitolo 3 Il sistema periodico

1

Solo successivamente furono sintetizzati alcuni composti dei gas nobili, vedi pagina 666.