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Capitolo Terzo

Roma e l’Italia 

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espansionistica, ma come una necessità di autodifesa o di protezione di popoli

alleati, secondo il ricordato concetto di

bellum iustum

, di guerra giusta e legittima.

All’inizio del V secolo a.C. la prima seria minaccia che i Romani dovettero

affrontare fu quella degli Etruschi della città di Chiusi o, secondo altre fonti,

di Veio, guidati dal re Porsenna, che tentò un’occupazione della città, forse in

accordo con Tarquinio il Superbo, desideroso di riacquisire il potere da cui era

stato da poco estromesso. Seppur per un brevissimo periodo e sebbene tena-

cemente negata dalle fonti (in particolare Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso)

che esaltarono le figure di eroici salvatori della patria romana quali Orazio Co-

clite, Muzio Scevola e Clelia, la conquista forse ebbe luogo, stando a quanto ci

riferisce Tacito in un passo delle sue

Storie

(III, 72). I Latini, temendo l’azione

etrusca, si allearono con Aristodemo Malaco, futuro tiranno della colonia greca

di Cuma, in funzione antietrusca e riuscirono a sconfiggere Arrunte, il figlio

di Porsenna, probabilmente (Livio, II, 14), nel 507-506 a.C. ad

Aricia

(l’odierna

Ariccia). Tuttavia, l’azione dei Latini non era stata concepita per agevolare Roma,

con cui anzi essi giunsero presto allo scontro; si trattò, però, in questo caso di

un conflitto di ben diversa entità rispetto a quello che aveva contrapposto Ro-

mani ed Etruschi: i Latini erano un popolo a cui, dal punto di vista sia etnico sia

territoriale, apparteneva la stessa Roma. La battaglia di

Aricia

aveva in sostanza

riannodato i legami tra le città più vicine a Roma che aderivano alla Lega Latina;

tale Lega si configurava come un accordo di cooperazione preesistente che ven-

ne allora ricostruito, da parte delle comunità che non si erano ancora alleate con

Roma, prevalentemente con funzioni religiose e difensive dirette in particolare

contro la crescente pressione esercitata da Roma stessa. Nel 496 a.C. avvenne lo

scontro decisivo tra Romani e Lega Latina, al lago Regillo, nei pressi di

Tuscolo

(Frascati), nel quale risultò vincitrice Roma. La tradizione vuole che sul campo

di battaglia combattessero anche i Tarquini, al fianco dei Latini, nell’estremo

tentativo di riacquisire il potere a Roma, e presuppone che l’arma vincente dei

Romani sia stato l’intervento divino dei Dioscuri, gli dèi gemelli Castore e Pol-

luce. Da tale vittoria derivò la stipulazione, nel 493 a.C., del

foedus Cassianum

, un

trattato di alleanza su un piano paritario che prese il nome dal console romano

che lo stipulò, Spurio Cassio Vecellino; esso determinò l’ingresso di Roma nella

Lega Latina e sancì, da un lato, l’obbligo reciproco di aiuto in caso di guerra e,

dall’altro, sul piano privato, la possibilità di commerciare gli uni con gli altri (

ius

commercii

), il diritto di emigrare nelle terre degli altri acquisendone eventualmen-

te la cittadinanza (

ius migrandi

), la legittimità del matrimonio tra Romani e Latini

e il riconoscimento dei figli nati da queste unioni (

ius conubii

).