

Capitolo Terzo
–
Roma e l’Italia
49
espansionistica, ma come una necessità di autodifesa o di protezione di popoli
alleati, secondo il ricordato concetto di
bellum iustum
, di guerra giusta e legittima.
All’inizio del V secolo a.C. la prima seria minaccia che i Romani dovettero
affrontare fu quella degli Etruschi della città di Chiusi o, secondo altre fonti,
di Veio, guidati dal re Porsenna, che tentò un’occupazione della città, forse in
accordo con Tarquinio il Superbo, desideroso di riacquisire il potere da cui era
stato da poco estromesso. Seppur per un brevissimo periodo e sebbene tena-
cemente negata dalle fonti (in particolare Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso)
che esaltarono le figure di eroici salvatori della patria romana quali Orazio Co-
clite, Muzio Scevola e Clelia, la conquista forse ebbe luogo, stando a quanto ci
riferisce Tacito in un passo delle sue
Storie
(III, 72). I Latini, temendo l’azione
etrusca, si allearono con Aristodemo Malaco, futuro tiranno della colonia greca
di Cuma, in funzione antietrusca e riuscirono a sconfiggere Arrunte, il figlio
di Porsenna, probabilmente (Livio, II, 14), nel 507-506 a.C. ad
Aricia
(l’odierna
Ariccia). Tuttavia, l’azione dei Latini non era stata concepita per agevolare Roma,
con cui anzi essi giunsero presto allo scontro; si trattò, però, in questo caso di
un conflitto di ben diversa entità rispetto a quello che aveva contrapposto Ro-
mani ed Etruschi: i Latini erano un popolo a cui, dal punto di vista sia etnico sia
territoriale, apparteneva la stessa Roma. La battaglia di
Aricia
aveva in sostanza
riannodato i legami tra le città più vicine a Roma che aderivano alla Lega Latina;
tale Lega si configurava come un accordo di cooperazione preesistente che ven-
ne allora ricostruito, da parte delle comunità che non si erano ancora alleate con
Roma, prevalentemente con funzioni religiose e difensive dirette in particolare
contro la crescente pressione esercitata da Roma stessa. Nel 496 a.C. avvenne lo
scontro decisivo tra Romani e Lega Latina, al lago Regillo, nei pressi di
Tuscolo
(Frascati), nel quale risultò vincitrice Roma. La tradizione vuole che sul campo
di battaglia combattessero anche i Tarquini, al fianco dei Latini, nell’estremo
tentativo di riacquisire il potere a Roma, e presuppone che l’arma vincente dei
Romani sia stato l’intervento divino dei Dioscuri, gli dèi gemelli Castore e Pol-
luce. Da tale vittoria derivò la stipulazione, nel 493 a.C., del
foedus Cassianum
, un
trattato di alleanza su un piano paritario che prese il nome dal console romano
che lo stipulò, Spurio Cassio Vecellino; esso determinò l’ingresso di Roma nella
Lega Latina e sancì, da un lato, l’obbligo reciproco di aiuto in caso di guerra e,
dall’altro, sul piano privato, la possibilità di commerciare gli uni con gli altri (
ius
commercii
), il diritto di emigrare nelle terre degli altri acquisendone eventualmen-
te la cittadinanza (
ius migrandi
), la legittimità del matrimonio tra Romani e Latini
e il riconoscimento dei figli nati da queste unioni (
ius conubii
).