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Capitolo Terzo

Roma e l’Italia

di Giulia Masci

1.

I conflitti con Porsenna e con la Lega Latina –

2.

Gli scontri con le popolazioni del

centro Italia –

3.

La guerra contro Veio –

4.

I Galli –

5.

L’ordinamento centuriato –

6.

Siracusa e i Galli –

7.

La prima guerra sannitica (343-341 a.C.) –

8.

La guerra

latina (340-338 a.C.) –

9.

La seconda guerra sannitica (326-304 a.C.) –

10.

La

terza guerra sannitica (298-290 a.C.) –

11.

La guerra tarantina (280-272 a.C.) –

12.

L’organizzazione dei territori e delle popolazioni

1. I conflitti con Porsenna e con la Lega Latina

Dal punto di vista politico-territoriale, le fasi immediatamente successive alla

caduta della monarchia e all’instaurazione della repubblica furono caratterizzate

da una serie di scontri tra Roma e le altre città del centro Italia che, da un lato,

rallentò l’apertura verso il bacino mediterraneo che ormai da qualche tempo

Roma stava perseguendo (si daterebbe forse già al 508 a.C. un trattato – sulla cui

reale esistenza sussistono però numerosi dubbi – per la spartizione con i Carta-

ginesi delle zone di influenza nel Mediterraneo), dall’altro, le assicurò il controllo

di tutto il settore centrale della penisola italiana, indispensabile punto di parten-

za per la successiva espansione territoriale. Le trasformazioni istituzionali con-

seguenti al passaggio dalla monarchia alla repubblica determinarono la nascita

di strutture dotate di una nuova flessibilità, che permise a Roma di fronteggiare

le differenti situazioni con cui si sarebbe trovata a fare i conti nell’imminente

fase espansiva.

I primi scontri di questo periodo si caratterizzarono per la loro occasionalità,

non legata a un disegno espansionistico preciso, e basata su saccheggi e piccoli

episodi bellici, in cui era in gioco il controllo di territori di pascolo o di sfrutta-

mento agricolo, indispensabili per la sussistenza della popolazione romana, o la

superiorità politica su etnie confinanti. Non si era ancora prodotta quella visione

imperialistica di supremazia regionale, peninsulare e in seguito mediterranea

che avrebbe contraddistinto la politica estera della repubblica romana nei seco-

li successivi. Nondimeno, Roma mantenne costantemente inalterata l’esigenza

propagandistica e psicologica di presentare gli scontri non come una velleità