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Parte Quarta

Esempi di Unità di Apprendimento

www.

edises

.it

deuenerunt, ibique habitare coeperunt. His concessum quoque fuit, ut tamdiu manerent

incolumes, quamdiu earum uox audiretur. Fuerunt autem parte uolucres, parte uirgines,

pedes gallinaceos habentes. Harum una uoce, alia tibiis, tertia lyra canebat. Quarum

cantihus illecti nautae quum ad saxa accederent, in quibus illae residentes canebant, il-

lisis in scopulis nauibus, in naufragia ducebantur, et ab illis comedebantur. Has Ulixes

contemnendo deduxit ad mortem. Nam quum illas praeternauigaret, omnium sociorum

suorum aures, ne eas audirent, cera obturans, se iussit ad arborem nauis religari. Ita

et dulcedinem cantus illarum percepit, et periculum euasit. At illae adeo se uictas do-

luerunt, ut se in !uctus praecipitarent, sicque mortem gustarent. Secundum ueritatem

autem meretrices fuerunt, quae quoniam transeuntes ducebant ad egestatem, his "ctae

sunt inferre naufragia.

Seirehnes

igitur Graece, Latine

Trahitoriae

dicuntur. Tribus

enim modis illecebra trahitur, aut cantu, eut uisu, aut consuetudine. Eaedem igitur

uolatiles dicuntur, quia amantium mentes celeriter mutantur. Inde gallinaceis pedibus

"nguntur, quia libidinis affectu quaeque habita sparguntur. Per Ulixem autem, qui qua-

si

holohn xenos

, id est omnium peregrinus dicitur, ad mortem deductae dicuntur, quia

sapientia ab omnibus mundi illecebris peregrinatur.

“Le Sirene erano glie della Musa Melpomene e del ume Acheloo. Quando

Proserpina fu rapita da Plutone, si misero alla sua ricerca, ma non riuscirono

a trovarla. Perciò, alla ne, pregarono gli dèi di trasformale in uccelli, perché

potessero continuare a cercarla non solo sulla terra, ma anche in mare. Gli dèi

lo concessero, e la ricerca durò a lungo; inne giunsero ad una roccia a picco

sul mare e lì trovarono dimora. Fu loro permesso di continuare a vivere no a

quando la loro voce fosse ascoltata. Il loro aspetto era per metà di uccelli, per

metà di vergini, con piedi di gallina. Creavano armonie tutte e tre, una con la

voce, una con le tibie, la terza con la lira. I marinai che si avvicinavano alle rocce

su cui sedute cantavano, attratti dai loro suoni, facevano naufragio – le navi si

fracassavano sugli scogli – e le Sirene li divoravano. Solo Ulisse, sdandole, le

spinse alla morte. Mentre passava dinanzi alla loro dimora, turò le orecchie dei

compagni con la cera perché non le udissero e si fece legare all’albero della

nave. In questo modo riuscì a sentire la dolcezza del loro canto e ad evitare il

pericolo. Ma il dolore della scontta fu per loro così grande che si buttarono in

mare e così trovarono la morte. In realtà si trattava di meretrici: dal momento

che riducevano in povertà i naviganti, ci s’immaginò che provocassero naufra-

gi. In greco, infatti, si chiamano

Seirenes

, in latino

Trahitoriae

, le adescatrici. In

tre modi si può adescare: col canto, con l’aspetto, con la frequentazione. Si

dice che fossero volatili perché gli animi degli amanti mutano velocemente. Per

questo le si immagina con zampe di gallina, perché tutto quello che si ottiene

sotto la spinta della libidine si disperde. Quanto a Ulisse, il cui nome signica

quasi ‘estraneo a tutto’ (

olon xenos

, cioè

omnium peregrinus

), si dice che sia stato

lui a spingerle alla morte, perché la sapienza è estranea a tutte le lusinghe del

mondo”.

Tr. di L. Spina