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Capitolo

7

Socrate

71

7.2

Le linee generali della filosofia di Socrate e la

metodologia dialogica

La filosofia di Socrate, nonostante le difficoltà interpretative dovute al fatto che

il pensatore ateniese non ha lasciato alcuna opera scritta, presenta comunque

degli aspetti di fondo che la mettono in relazione con il contesto filosofico

precedente. Di particolare importanza è il rapporto che Socrate intrattiene

con i sofisti. Come questi ultimi, anche Socrate si distanzia in maniera netta e

decisa dalle esperienze delle indagini naturalistiche della scuola di Mileto e di

Elea. L’affinità con la sofistica porta però i suoi contemporanei a un equivoco

di fondo. Agli occhi di molti ateniesi e di Aristofane, infatti, Socrate viene assi-

milato alla filosofia sofistica, per cui le accuse rivolte a questa, soprattutto per il

suo estremo relativismo, vengono rivolte anche a lui. Bisogna però chiarire che

Socrate condivide sì con i sofisti l’oggetto della propria riflessione, ossia l’uo-

mo, e l’idea che tutto debba essere sottoposto alla critica della ragione evitando

il ricorso alla tradizione, ma da essi si differenzia per lo scopo della propria

ricerca filosofica consistente nel

recuperare la verità superando il relativismo

sofistico

. Egli concepisce la filosofia stessa come un’indagine in cui l’uomo

cerca di chiarire a se stesso la propria natura, ma, a differenza dei sofisti, non

farà mai uso della sua sapienza a scopi utilitaristici, né, soprattutto, giungerà su

posizioni estreme di scetticismo come quelle di Gorgia. Secondo Socrate esiste,

infatti, una

verità

che è

dentro di noi

. Il lavoro del filosofo deve essere quello

di far emergere tale verità attraverso il ragionamento. In questa prospettiva

Socrate fa suo il motto dell’oracolo di Delfi che recita

Conosci te stesso

: soltanto

guardandosi dentro l’uomo può giungere alla verità.

Come detto, Socrate, in ossequio ai suoi imperativi teorici, secondo cui la filo-

sofia è una continua ricerca che non può essere fissata con l’inchiostro, altri-

menti si arresterebbe, non ha lasciato scritti. Per questo motivo lo strumento

utilizzato da Socrate nelle sue dimostrazioni, per portare alla luce la verità, era

il

dialogo

.

Ma in che maniera si sviluppava la sua metodologia dialogica?

Alla base di tutto c’è la famosissima (e forse abusata) dichiarazione socratica

per cui

la sapienza appartiene a colui che sa di non sapere

, e che si configura da

un lato come una forma di consapevolezza riguardante l’assenza di una cono-

scenza definitiva, e dall’altro come movente fondamentale del desiderio di co-

noscere. Dunque l’uomo, per conoscere se stesso e giungere alla verità, deve in

primo luogo prendere coscienza del fatto di non sapere nulla. Tre sono i motivi

centrali di questa affermazione:

>

una critica alla sicurezza degli impianti naturalistici e metafisici che infonde-

vano certezze alla filosofia precedente;

>

una

posizione

agnostica

sull’esistenza e la natura di dio;

>

uno sprone alla

ricerca

incessante

delle verità

.

I dialoghi che Socrate era solito intrattenere (e quelli riportati dal

corpus

plato-

nico) dimostrano che il primo passaggio della metodologia socratica era pro-