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di governo di un’impresa dipendono sia dalla composizione della compagine
proprietaria sia dal livello di stabilità della compagine. Dalla combinazione di
questi due elementi è possibile, in estrema sintesi, distinguere i due principali
modelli di governance delle imprese, ossia l’impresa padronale e l’impresa ma-
nageriale, quest’ultima a sua volta può assumere le due configurazioni di pu-
blic company e impresa consociativa.
Tali tipologie si sono diffuse, radicandosi, in diversi Paesi, al punto che, dal
nome del Paese di diffusione, ne assumono la denominazione equivalente al-
ternativa. Si parla, infatti, di: modello di corporate governance di stile italiano,
per riferirsi all’impresa padronale; modello di corporate governance di stile
anglosassone, per riferirsi alla public company; modello di corporate gover-
nance di stile renano o nipponico, per riferirsi all’impresa consociativa.
L’impresa padronale è un modello a proprietà chiusa, che appartiene a un ri-
stretto numero di individui, spesso legati da rapporti familiari, se non a un
unico individuo che assume la veste di soggetto economico aziendale. Il pro-
prietario esercita il potere di governo dell’impresa, assumendone sovente le
decisioni operative. Tale impresa, che può essere di piccole, medie e grandi
dimensioni, presenta un’elevata stabilità, in quanto chi la possiede la mantiene
nel lungo periodo senza volontà di cessione della stessa.
La public company è un modello a proprietà diffusa, il cui capitale sociale è
suddiviso in un numero elevato di azioni quotate su mercati regolamentati; è
nota, infatti, come società ad azionariato diffuso. Il modello ha, quindi, una
struttura polverizzata con un numero elevato di piccoli azionisti e di investitori
istituzionali. In tale modello, il soggetto economico è rappresentato dal mana-
gement. Elemento caratteristico di una public company, che solitamente è di
grandi dimensioni, è l’assetto proprietario, che è aperto e non sottoposto a
vincoli legali. In tale modello, si realizza una vera e propria scissione tra pro-
prietà e governo, in quanto i proprietari, a causa del loro elevato numero, non
gestiscono l’impresa, che è dunque un’impresa manageriale, gestita da profes-
sionisti.
L’impresa consociativa è un modello a proprietà ristretta che ha trovato parti-
colare diffusione in Germania e in Giappone. Tale modello, che solitamente è
di grandi dimensioni, si fonda su una configurazione di azionariato intermedia
rispetto ai due precedenti. In esso: nessun azionista detiene una posizione di
maggioranza assoluta; un ristretto numero di azionisti (banche e investitori fi-
nanziari), denominati nocciolo duro, insieme detengono una quota rilevante
del capitale nel lungo periodo e gestiscono l’azienda; un elevato numero di
piccoli azionisti, denominati parco buoi, sono interessati, pressoché esclusiva-
mente, all’investimento patrimoniale; soggetti portatori di interessi forti verso
l’impresa, come, ad esempio, la famiglia in origine proprietaria oppure clienti
o fornitori importanti, detiene una quota di azioni. In tale modello, il soggetto
economico è rappresentato dagli azionisti e dai portatori di interessi.