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Parte Prima

Capitolo 3

– La fotografia

la riproduzione di scene e vedute; gli esperimenti condotti per migliorare la

nitidezza delle immagini proiettate da una camera oscura di sua costruzione

costarono al Della Porta l’accusa di stregoneria davanti al tribunale ecclesiasti-

co e la condanna all’esilio.

155) A. 

Nel 1685 Johann Zahn progettò e costruì la prima camera oscura

portatile di tipo

reflex

, in cui cioè l’immagine, che risulta capovolta nelle came-

re oscure normali, viene raddrizzata da uno specchio inclinato. Consisteva in

una scatola di legno alta poco più di 22 centimetri e lunga 60, dotata di: una

lente montata in un tubo da spostare avanti e indietro per mettere a fuoco

l’immagine; un’apertura regolabile per dosare la luce in entrata; uno specchio

per raddrizzare l’immagine proiettandola su uno schermo traslucido collocato

nella parte superiore della scatola, così da poter osservare l’immagine in que-

stione anche dall’esterno.

156) C. 

Nell’ambito degli studi sull’azione fotochimica, lo scienziato tedesco

Johann Heinrich Schultze

(1687-1744) fu il primo che, rifacendosi agli esperi-

menti condotti nel Cinquecento, riuscì a dimostrare come l’oscuramento dei

sali d’argento non dipendesse dall’azione dell’aria, bensì da quella della luce.

Nel 1727 Schultze

scoprì casualmente che gli oggetti posti in una miscela di

fango di gesso con nitrato d’argento andavano a riflettersi nelle loro immagini,

ottenendo così delle riproduzioni negative e positive, senza tuttavia riuscire né

a fissarle localmente né a renderle resistenti alla luce.

157) D. 

Thomas Wedgwood

(1771-1805), scienziato dilettante, osservò per la

prima volta il fenomeno chimico alla base della tecnica fotografica. Assieme al

fisico Humphrey Davy

(1778-1829), Wedgwood ripeté gli esperimenti di

Schultze col nitrato, riuscendo a fissare impronte di foglie e ali di insetti su

carta o su pelle bianca sensibilizzata con argento, ma non arrivando a ripro-

durre le immagini. Nel 1802 Wedgwood collocò sulla parete posteriore interna

di una camera oscura un foglio di carta al cloruro d’argento, riscontrandovi la

proprietà di annerirsi nei punti colpiti dalla luce. Nello stesso anno Davy e

Wedgwood pubblicarono

Relazione sul metodo per ottenere le sagome attraverso

l’effetto della luce sul nitrato d’argento

, ufficializzando i risultati di tali ricerche.

158) B. 

Nell’agosto del 1827 avvenne, a Parigi, il primo e unico incontro tra

Niépce e Daguerre. Nei loro colloqui gettarono le basi per un accordo di colla-

borazione decennale, formalizzato in forma provvisoria il 14 dicembre 1829,

modificato il 9 maggio 1835 e redatto nella versione definitiva il 13 giugno

1837. Fino al febbraio del 1833 i due si scambiarono minuziose informazioni

sullo stato delle reciproche ricerche, concentrate principalmente sullo

iodio

:

l’elemento di colore rossastro scoperto nel 1811, che, assieme all’argento, dà

un composto particolarmente sensibile alla luce. Daguerre tuttavia raggiunse i

risultati più importanti soltanto dopo la fine di Niépce, al quale subentrò nella

società, in qualità di erede, il figlio Isidore.