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Risposte commentate

La storia della fotografia

151) D. 

Fissata per convenzione al 7 gennaio 1839, data della presentazione

ufficiale della

dagherrotipia

all’Accademia delle Scienze di Parigi, la nascita del-

la fotografia deriva dall’unione di due correnti distinte di studi: la prima, dedi-

cata ai fenomeni ottici, porta all’evoluzione della camera oscura; la seconda alla

messa a punto di sostanze chimiche, reattive in caso di esposizione alla luce.

152) C. 

Nella messa a punto dei procedimenti di sviluppo dell’immagine i

pionieri della fotografia, in particolare Daguerre per il bianco e nero ed

Eastman per il colore, si attennero al funzionamento dell’occhio umano. Non

a caso, la macchina fotografica viene spesso presa a paragone per spiegare il

meccanismo della

visione

: l’iride corrisponde al diaframma, la retina alla pelli-

cola, il cristallino e la cornea all’obiettivo. Il diaframma si comporta esatta-

mente come il muscolo dell’iride, aprendosi o chiudendosi a seconda dell’inci-

denza della luce e permettendo la messa a fuoco.

153) C. 

L’analogia tra occhio e macchina vale anche per la visione dei colori.

La

retina

si comporta come la pellicola: i coni consentono di ricostruire i colo-

ri, mentre i bastoncelli sono i sensori responsabili della visione del nero e del

bianco. Studiando il funzionamento delle lenti e dei prismi, gli scienziati han-

no scoperto che nella luce bianca sono presenti le frequenze di tutti i colori

dell’iride. La luce bianca può, quindi, essere composta e ricomposta a piaci-

mento. Mentre la normale emulsione della pellicola dà forma al bianco e nero,

ciascuno dei tre strati dell’emulsione a colori impressiona un colore diverso:

analogamente ai coni e ai bastoncelli funzionanti nella retina. L’occhio, però, è

più raffinato della fotocamera: mentre nella pellicola ogni colore ha la medesi-

ma sensibilità alla luce, nell’occhio, in condizioni di scarsa luminosità, s’inten-

sifica l’attività dei bastoncelli, che, oltre al bianco e al nero, definiscono i con-

torni e le forme.

154) A. 

Il saggio

Oculus artificialis teledioptricus sive telescopium

venne pub-

blicato a Würzburg nel 1685 dal frate tedesco Johann Zahn. Nei suoi studi

sulla prospettiva Leonardo da Vinci (1452-1519) descrisse per la prima volta la

camera oscura, assimilandola, sia pure in maniera approssimativa, all’occhio

umano. Gerolamo Cardano (1501-1576), per riuscire a ottenere immagini me-

glio definite, coprì il foro della camera oscura con uno

specillo

(o

lenticchia

,

come veniva anticamente chiamata la lente) a forma di menisco convesso, d’in-

venzione forse araba. A Giambattista Della Porta (1535-1615), commediografo

e scienziato, si deve poi la conversione della camera oscura in apparecchio per