

Scuola, società e formazione
viii
lizzarlo nel presente, o crocianamente storicizzarlo, è neces-
sario ritornare al nucleo fondante dell’umanesimo stesso,
l’uomo, le sue molteplici sfaccettature, le sue ansie, le sue
inquietudini, le sue attese, i suoi sogni e desideri.
Ecco, dunque, profilarsi l’urgenza di un’antropologia dell’e-
ducazione, spesso ignorata, volutamente trascurata e oppor-
tunamente manipolata. E questa antropologia deve trovare
ancoraggi forti se non vuole smarrirsi nel fluire perenne del-
le cose. Paradossalmente è proprio nel divenire che l’uomo
trova se stesso, dalle contraddizioni trova la sua identità, la
quale non è data dalla stabilità, ma dai mutamenti. Per ri-
prendere Eraclito possiamo affermare che identità e cambia-
mento, molteplicità e unità coesistono. L’uomo rapportan-
dosi e relazionandosi agli altri può trovare se stesso. Dalla
relazione, tuttavia, l’uomo matura la stabilità di sé, la forza di
sé, il coraggio, la voglia di vivere, di creare, di costruire.
L’educazione è sull’uomo che deve agire, è sulla sua umanità
che deve fare leva, sulle sue forze e debolezze, sulle sue criti-
cità. E, oggi, le fragilità sono veramente tante e diverse. L’e-
ducazione non può e non deve ignorarle, anzi ne deve fare
punto di forza per obiettivi educativi alti, inclusivi, carichi di
dignità e diritti. L’educazione del Ventunesimo secolo, per
rispondere alle esigenze di una società che va verso il post-
umano, in cui l’uomo non ha che un posto residuale, deve, a
nostro avviso, ridefinire l’antropocentrismo liberandolo da
tutto ciò che i secoli passati, soprattutto il Ventesimo, hanno
imposto, comprese le filosofie che si opponevano ai totalitari-
smi.
Meurt le personalisme
,
revient la personne
, scriveva nel lontano
1983 P. Ricoeur
2
e il suo, in fondo, era un richiamo alla que-
2
P. Ricoeur,
Meurt le personalisme, revient la personne,
in
“
Esprit
”,
n.1, 1983, p.
113-119.