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Parte III - Simulazioni d’esame

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scompariremo davvero”. Dove va Springer? Può la strada indicata dal gruppo

tedesco valere anche per i gruppi editoriali italiani?

Esistono due costanti nei discorsi di Döpfner degli ultimi mesi. La prima

riguarda le critiche a Google e al suo monopolio di fatto, accuse ribadite anche

a Tubinga con toni forti. Il commissario europeo Joaquín Almunia vuole solo

obbligare Google a vendere spazi pubblicitari ai concorrenti che sono svantag-

giati dalla sua posizione dominante, attacca l’amministratore delegato di Sprin-

ger, che aggiunge pesante: “si tratta dell’introduzione, sancita dalle autorità

dell’Unione europea, di un modello di business che in ambienti meno onorati

si chiama pizzo”. Il secondo Leitmotiv è la ripetizione dei termini “digitale”

ed “elettronico”. Il gruppo si è dato un chiaro obiettivo: “Axel Springer vuole

diventare l’editore digitale leader”. E ci sta riuscendo.

Nel primo trimestre dell’anno Springer ha realizzato per la prima volta oltre la

metà degli utili e del fatturato nel settore digitale. Una svolta, le cui ragioni

vanno ricercate non tanto nell’offerta di contenuti giornalistici – la stessa

Bild, la corazzata del gruppo, continua a perdere copie – quanto piuttosto

nell’espansione in settori che col giornalismo hanno poco o nulla a che fare.

Springer è un editore originariamente puro che oggi non fa puramente edito-

ria. Il gruppo controlla tra gli altri il sito di annunci di lavoro StepStone, i più

grandi portali di annunci immobiliari in Francia (Seloger) e Belgio (Immoweb)

e uno dei più noti in Germania (Immonet); inoltre ha appena acquistato il prin-

cipale sito di annunci in Israele (Yad2), gestisce i più conosciuti siti tedeschi

per confrontare prezzi (Idealo) o sfogliare in digitale i volantini pubblicitari dei

supermercati (Kaufda); infine ha rilevato l’applicazione per il fitness Runtastic

e detiene una quota del sito di affitti Airbnb. È da queste attività che arriva

oggi gran parte degli utili del gruppo, nelle cui mani sono rimasti ormai sol-

tanto tre giornali (Bild, Welt, B.Z. e le relative edizioni domenicali), più una

serie di magazine.

La Repubblica federale dispone di un invidiabile panorama di quotidiani

locali, regionali e nazionali, tuttavia anche qui la crisi si fa sentire. Sempre

più redazioni vengono accorpate, titoli scompaiono dal mercato, e le vendite

calano. Tra il 1993 e il 2013 le copie dei quotidiani tedeschi vendute sono

passate da un totale di 25,4 a 17,5 milioni di copie. Nel primo trimestre del

2014 la Bild ha venduto in media circa 2,4 milioni di copie al giorno con una

flessione del 5,8 per cento su base annua. Numeri ben diversi rispetto all’Ita-

lia, dove il giornale con la diffusione media più elevata (il Corriere della Sera)

si fermava a marzo a una media di circa 360 mila copie.

Eppure l’andamento calante preoccupa molto gli editori tedeschi. Springer

reagisce puntando sui contenuti digitali e sull’innovazione. Con scelte che

appaiono impensabili in altri paesi: nel settembre del 2012 il direttore della

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