

PREFAZIONE
XI
Prefazione
È possibile, oggi, racchiudere in un manuale lo scibile pedagogico?
Non è facile rispondere! Nell’era dei
tablet
e degli aggiornamenti continui
mediante la “rete” avere la pretesa di sollecitare la curiosità dei giovani
studenti, con uno strumento didattico antiquato come il libro, specie se
nella versione manualistica, può sembrare effettivamente un azzardo per
chi lo scrive e per chi lo pubblica. Ma siamo convinti che sia proprio così?
È veramente finita la lunga e gloriosa stagione dei libri cartacei e della
manualistica universitaria? L’e-book soppianterà definitivamente il libro
tradizionale? È questa una
querelle
che ci porterebbe troppo lontano se
la volessimo analizzare nei suoi aspetti più significativi e, senza dubbio,
non è questo il luogo per farlo. Non possiamo ignorare, tuttavia, che, nel
momento in cui si presenta un nuovo manuale di Pedagogia, queste que-
stioni si impongono da sé.
A nostro modesto parere, un manuale, affinché possa risultare un
utile compagno di viaggio per gli studi universitari e per l’aggiornamento
professionale, nella fase attuale di enorme sviluppo concorrenziale del-
le fonti della conoscenza, deve necessariamente svincolarsi dalla logi-
ca prettamente manualistica e didascalica per assumere i connotati di
“saggio” scientifico. In quanto tale, esso dovrà contenere ipotesi, prospet-
tive, linee di ricerca, confronti, pareri dialettici e uno sguardo caleido-
scopico sulla disciplina, sulla sua architettura organica, sulla sua map-
pa di percorsi e tracce tematiche complesse e intersecantesi.
In questa prospettiva, il presente manuale, avvalendosi del contributo
di qualificati studiosi di diverse Università italiane, affronta il variegato
e complesso arcipelago della Pedagogia (generale), delle sue fonti paradig-
matiche e storiche, delle sue intersezioni disciplinari, delle sue declina-
zioni in campo educativo, scolastico e non.
Tra le scienze, la Pedagogia è, senza dubbio, una di quelle che ha su-
bito maggiori scossoni epistemologici e mutamenti di dispositivi logico-
ermeneutici. Essa è stata tirata, e lo è tutt’ora, da più parti: dalla psicolo-
gia, dalla sociologia, dall’antropologia e dall’economia; la stessa filosofia
s’è voluta impadronire quasi in esclusiva del campo pedagogico. Questa
“naturale” dialettica è stata vista come un arricchimento della Pedago-
gia (generale) e così sarebbe stato realmente se le Scienze consorelle non
avessero avuto l’intenzione di colonizzazione e i pedagogisti non avesse-
ro vissuto un complesso di inferiorità. Purtroppo si è verificato questo,
ovvero l’accerchiamento dell’educativo da parte di quasi tutti coloro che
hanno a che fare con i processi formativi. Il clinico, il descrittivo e l’ana-
litico hanno così prevalso sulla ponderazione storica, sui paradigmi fon-