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PARTE PRIMA

L’insegnamento trasversale di Educazione civica

Del resto è il nome stesso che riassume il significato del nuovo insegnamento:

“Se ben si osservi l’espressione «Educazione civica» con il primo termine «educazio-

ne» si immedesima con il fine della scuola e col secondo «civica» si proietta verso la

vita sociale, giuridica, politica, verso cioè i principi che reggono la collettività e le

forme nelle quali essa si concreta”.

Nella premessa si avverte l’importante intuizione che la scuola non deve essere solo

un contesto nel quale si acquisiscono strumenti per diventare un professionista, ma

deve essere anche e soprattutto la palestra di vita che eleva l’animo dello studente

verso tematiche profonde e di ampio respiro:

“La Scuola giustamente rivendica il diritto di preparare alla vita, ma è da chie-

dersi se, astenendosi dal promuovere la consapevolezza critica della strutturazione

civica, non prepari piuttosto solo a una carriera”.

L’Educazione civica svolge, pertanto, importanti compiti, ossia:

>

quello di legare la scuola, in modo diretto e concreto, al contesto sociale, economi-

co e culturale del paese;

>

quello di far uscire gli alunni dal gruppo chiuso dei loro coetanei con interessi limi-

tati e ristretti, per sensibilizzarli verso temi quali la dignità umana e sociale che non

possono essere dati per scontati.

Parlando dei giovani, nella premessa, Moro afferma:

“La tendenza a vedere nel gruppo una struttura naturalistica è costante negli

alunni, che credono di vivere nella propria comunità come nel paesaggio, del quale

non è possibile mutare natura. Trarre appunto l’alunno dal chiuso di questo cer-

chio, dove non è visibile raggio di libertà né moto di ascesa, è obbiettivo primario

(dell’Educazione civica).”

Se un tempo era il gruppo chiuso dei pari a limitare l’apertura mentale e gli inte-

ressi dei giovani, ibernandoli in un “paesaggio immutabile”, oggi queste limitazioni

potrebbero ritrovarsi nei

social network

e negli “ambienti virtuali”, immaginari e fan-

tastici, che tendono ad isolare il giovane dalla realtà civica e sociale.

Un’altra toccante immagine viene suggerita dal ministro, che si sofferma anche sulle

metodologie didattiche da adottare, quando asserisce che “

si potrà cominciare col muo-

vere la fantasia degli alunni mediante immagini rovesciate, tali cioè da mostrare la loro vita

e quella dei loro cari scardinata dalla tutela invisibile della legge, o proiettata in un passato

schiavista, o mortificata dall’arbitrio e dall’insolenza di caste privilegiate, o alla mercé dell’avi-

dità della violenza e della frode

”.

Per quanto concerne, l’organizzazione e i contenuti del nuovo insegnamento, essi

erano indicati dopo la premessa e, per il loro valore storico, li riepiloghiamo nella

Tabella 1.1.