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Capitolo 1

 I fondamenti epistemologici della “storia” dall’antichità ad oggi 

5

battaglia, un evento diventano storici solo quando risvegliano l’interesse dello

storico. Nel caso, ad esempio, del passaggio di Cesare sul Rubicone, è lo storico

ad aver deciso che, dal suo punto di vista, il passaggio in questione è più impor-

tante di tanti passaggi compiuti da milioni di individui prima o dopo Cesare

6

.

Non tutto ciò che accade è di importanza per lo sviluppo storico: ad esempio,

di quante portate fosse la colazione che facevano Luigi XVI e Maria Antonietta

non ha lo stesso valore “storico” delle scelte politiche del re di Francia. Eppure

potrebbe accadere che un domani “il numero di portate della colazione dei

reali di Francia” possa suscitare l’interesse di altri storici e diventare oggetto

di interpretazione. L’essere considerato o meno un fatto storico è solo una

questione di interpretazione. Alcuni fatti, eventi, documenti, immagini presi

singolarmente non hanno alcuna valenza storica; compito dello storico e an-

che dell’insegnante è quello di analizzarli, contestualizzarli, interpretarli, giu-

dicarli. Per la storiografia di matrice positivistica tutti i fatti sono considerati

ugualmente importanti, ma a noi piace sottolineare, invece, che la scuola non

deve rincorrere la cronaca e che compito degli insegnanti è quello di non far

apprendere le nozioni agli allievi, ma di aiutarli a maturare nello sviluppo di

capacità riflessive e critiche così da renderli autonomi nelle analisi e interpreta-

zioni. Del resto, come afferma lo storico J. Huizinga, “la storia non è il racconto

(cronaca) del passato ma fornisce una certa rappresentazione (interpretazio-

ne) di un certo passato, un quadro comprensibile di un frammento del passato

[…], è un dar forma al passato”

7

. Questa posizione è condivisa da B. Croce che

afferma che laddove manchi nello storico la capacità di interpretare e valutare,

essa si riduce a “filologia […] ignoranza fastosa che è l’erudizione”

8

.

1.4

 Le categorie di “tempo” e “spazio” storico

Una volta risposto, se pur in parte per la sua complessità, alla domanda “che

cos’è la storia”, passiamo ad esaminare quelli che sono definiti come “i pre-

supposti ineliminabili di ogni ricostruzione storiografica”, il tempo e lo spazio

storico. La storia riguarda il tempo, ma quale tempo? E quale “spazio” storico?

Se la storia ha lo scopo di comprendere il presente a partire dalla conoscenza

del passato, non dovremmo prima comprendere il passato per far luce sul no-

stro presente? B. Croce affermerà che la storia ci “libera dal passato” e che è

sempre “storia contemporanea”, volendo affermare con questo una unità tra

passato e presente e che il lavoro dello storico, pur rivolto a ricostruire fatti

remoti e lontani, nasce sempre da un bisogno pratico di vivere il presente. L.

Febvre sosteneva che “la funzione sociale della storia era organizzare il passato

in funzione del presente”; F. Braudel identificò tre tempi della storia: quello

breve (il tempo degli avvenimenti), quello medio (il tempo della organizza-

6

 Cfr. E. Carr,

Il fatto storico

, Einaudi, Torino 1976.

7

 Cfr. J. Huizinga,

La scienza storica

, Laterza, Bari 1974.

8

 Cfr. B. Croce,

op. cit.