

Prefazione
9,
,Q PDQFDQ]D GL XQD VIHUD GL FULVWDOOR TXHVWD FDSDFLWj SUHYLVLRQDOH QRQ SXz FKH SURYHQLUH
dall’esperienza, ma purtroppo acquisire un congruo bagaglio di esperienza richiede due cose:
da un lato il tempo di fare diverse prove e dall’altro la possibilità di commettere anche degli
errori, inevitabili per distinguere le soluzioni idonee da quelle non idonee, con un approccio
che gli anglosassoni chiamano “trial and error”.
Per quanto riguarda in particolare il fattore tempo, per fortuna non è necessario partire
sempre da zero, perché l’esperienza può essere accumulata e tramandata tra successive gene-
razioni di progettisti, utilizzando due tecniche diverse.
Un primo modo è quello di condensare l’esperienza pregressa in modelli canonici a cui
attenersi per essere ragionevolmente sicuri di ottenere un risultato positivo: è un approccio
molto cautelativo e conservativo che evita brutte sorprese, ma lascia poco spazio all’innova-
zione, a meno di non ammettere una nuova fase di sperimentazione con tutti i costi ad essa
connessi. Ad esempio, per secoli generazioni di architetti e capomastri hanno costruito gli
HGL¿FL QHOOR VWLOH URPDQLFR FKH JDUDQWLYD ULVXOWDWL JLXGLFDWL VRGGLVIDFHQWL DOORUTXDQGR SHUz
VL q YROXWR LQQRYDUH LQWURGXFHQGR OR VWLOH JRWLFR SULPD GL GH¿QLUH L QXRYL FDQRQL VL q GRYXWR
mettere assieme un nuovo bagaglio di esperienze e selezionare le soluzioni positive.
È evidente che oggi, in un mondo fortemente orientato all’innovazione, ma al tempo stes-
VR JLXVWDPHQWH ULVSHWWRVR GHOOD YLWD XPDQD H GHOO¶DPELHQWH ROWUH FKH DWWHQWR DO FRQWHQLPHQWR
GHL FRVWL XQ DSSURFFLR SURJHWWXDOH GL TXHVWR WLSR ULVXOWD GLI¿FLOPHQWH SURSRQLELOH
Per fortuna, però, esiste anche un’altra strada che si è soliti far risalire a Galileo Ga-
OLOHL DQFKH VH JLj QHO 9 VHFROR D & LO ¿ORVRIR $QDVVDJRUD SDUODYD GL ³ȥLȢ
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strada basata anch’essa sull’esperienza, che però viene utilizzata in un modo diverso e più
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OHJJL GL FRPSRUWDPHQWR GHL VLVWHPL ¿VLFL LQ EDVH DOOH TXDOL IDUH XQD SUHYLVLRQH FLRq XQ
“progetto”.
Con questo tipo di approccio si distinguono due ruoli diversi: da un lato si colloca chi os-
VHUYD L VLVWHPL ¿VLFL H QH HVWUDSROD OH OHJJL GL FRPSRUWDPHQWR GDOO¶DOWUR FKL XWLOL]]HUj TXHVWH
leggi per espletare la propria azione progettuale.
È importante osservare che l’esistenza di queste regole di comportamento risulta preziosa
per consentire una previsione attendibile, poiché ciascuna di esse costituisce una sorta di
“binario” che vincola l’evoluzione di un sistema e in tal modo contribuisce a renderlo pre-
vedibile.
Per la formulazione di queste leggi risulta particolarmente agevole utilizzare il linguaggio
matematico e non è un caso che proprio nei decenni successivi all’opera di Galileo la matema-
tica abbia compiuto un grande balzo in avanti rendendo disponibili strumenti prima sconosciuti,
PD PROWR DGDWWL SHU SHUVHJXLUH L ¿QL VRSUD HVSRVWL LQ SULPLV LO FDOFROR GLIIHUHQ]LDOH
L’insegnamento della
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FRVu FRPH GL PROWH DOWUH GLVFLSOLQH LQJHJQHULVWLFKH
risponde pienamente a questo tipo di impostazione: dapprima infatti vengono ricavate ed
espresse in forma matematica alcune leggi che presiedono al comportamento dei sistemi
¿VLFL H SRL VL DSSOLFDQR TXHVWL VWUXPHQWL SUHYLVLRQDOL SHU LQWHUSUHWDUH LO FRPSRUWDPHQWR GL
particolari sistemi di interesse tecnico.
Come si vedrà, tuttavia, in misura più accentuata che in altri campi, la
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mantiene ancor oggi un’impostazione fortemente legata all’esperimento e la formulazione
PDWHPDWLFD GHO ULVXOWDWR QRQ ULFKLHGH VWUXPHQWL SDUWLFRODUPHQWH UDI¿QDWL DQFKH VH q LQ
-
GLVSHQVDELOH DYHUH EHQ FKLDUR LO VLJQL¿FDWR ¿VLFR DVVRFLDWR DG DOFXQL FRQFHWWL GHO FDOFROR
differenziale.
Si tratta comunque di un approccio che risulta particolarmente formativo per l’allievo
ingegnere, il quale ha la possibilità di mettere a frutto quanto appreso nelle materie di base,