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Libro I
Modelli e strumenti di intervento di politica del lavoro
>
la
promozione dell’occupazione
, attraverso misure che favoriscono la capacit di
inserimento professionale delle persone in cerca di occupazione e che si trovino in
una condizione (anagra ca e psico- sica) compatibile con il lavoro o che servano
da stimolo alla domanda di lavoro;
>
il
mantenimento o la garanzia del reddito
contro il rischio di disoccupazione e di
sospensione temporanea dell’orario lavorativo.
1.2
Le politiche attive e passive
1.2.1
Distinzioni
Per svolgere i compiti assegnati e raggiungere gli obiettivi pre ssati, è possibile
distinguere tra
politiche attive
del lavoro e
politiche passive
del lavoro.
Le
politiche attive
si identi cano con quegli interventi che
mirano a incidere sulle
opportunità occupazionali dei singoli individui
, in particolare aumentando la pro-
babilit di trovare un lavoro (o di non perderlo) dei soggetti più a rischio. Si tratta di
interventi diretti sulla struttura complessiva del mercato del lavoro, tendenti a favori-
re l’attivazione di nuovi posti di lavoro.
Tali interventi assumono forme e modalit molto varie: dagli incentivi all’occupazio-
ne alla creazione diretta e temporanea di posti di lavoro, all’istruzione (che prevede
la formazione di capitale umano adeguato alle nuove s de del lavoro) e alla forma-
zione professionale (adattando o riadattando il capitale umano esistente allinean-
dolo alle esigenze del mercato del lavoro), al sostegno nanziario e ai servizi per la
nuova imprenditorialit , ai servizi per l’orientamento e il collocamento lavorativo.
Le
politiche passive
mirano a
lenire il disagio sociale creato dalla mancanza di reddito
individuale
connessa alla disoccupazione. In concreto, esse si identi cano nelle
pre-
stazioni monetarie a favore di lavoratori che hanno perso l’occupazione
e trovano
realizzazione nei diversi schemi di sussidi di disoccupazione, quelli de niti come
ammortizzatori sociali
, perché appunto tendenti ad “ammortizzare” le ripercussioni
sociali della disoccupazione, e negli schemi di
prepensionamento
.
In sostanza, mentre le politiche attive agiscono per in uenzare il mercato del lavoro,
quelle passive concernono le prestazioni monetarie a favore dei disoccupati.
Il nuovo modello di politiche del lavoro (attive + passive) si basa su un approccio
preventivo al problema dell’occupazione: occorre intervenire sulle cause della disoc-
cupazione (
politiche attive
) e non solo fronteggiare i problemi legati all’assenza del
lavoro (
politiche passive
).
Le politiche del lavoro, a differenza del passato, stabiliscono una più stretta corre-
lazione tra politiche attive e politiche passive e, in base al cosiddetto
principio di
condizionalità
, non è più possibile fruire di una politica passiva (es. l’indennit a
sostegno al reddito erogata dall’INPS) senza che al contempo venga attivata una
politica attiva (es. la ricerca attiva di un’occupazione e/o reinserimento nel tessuto
produttivo, un percorso di formazione ecc.).
Le politiche del lavoro sono realizzate attraverso l’erogazione di
servizi al lavoro
strutturati secondo standard (i cosiddetti
LEP, Livelli Essenziali delle Prestazioni
)
che devono essere garantiti a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale.