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Prova ufficiale a.a. 2014
zione nella parte più alta della scala dei redditi, con alcune persone molto
ricche che aumentano la loro distanza dal resto della popolazione. I giovani,
che già all’inizio della crisi erano sottorappresentati nella parte più alta della
distribuzione del reddito, sono oggi una percentuale ancora minore rispetto
agli altri gruppi di età.
La diseguaglianza dei redditi è aumentata principalmente a causa delle dif-
ferenze nei livelli di disoccupazione giovanile. In Grecia e Spagna i tassi di
disoccupazione in quella fascia sono oltre il 50 per cento, in Italia sopra il 40
per cento, mentre in Austria e Germania sono sotto la doppia cifra. È signi-
ficativo che sia l’aumento della diseguaglianza dei redditi sia l’aumento delle
differenze nei tassi di disoccupazione giovanile tra le diverse aree dell’Unione
europea abbiano una dimensione marcatamente nazionale: la diseguaglianza
tra paesi è quasi raddoppiata, mentre all’interno dei paesi la crescita delle
diseguaglianze è stata molto più contenuta.
Perché tutto questo è importante per capire la vittoria del populismo alle
elezioni europee? I giovani sono la componente più mobile della popolazione
e sperimentare la disoccupazione così presto, quasi all’inizio della loro vita
lavorativa, lascia cicatrici profonde. Quelli che vivono nei paesi con un’alta
disoccupazione hanno solo due opzioni: exit or voice - andarsene via o “farsi
sentire”. Londra e Berlino sono state inondate da giovani italiani e spagnoli.
E ancora di più da giovani bulgari o rumeni che hanno lasciato l’Italia o la
Spagna per cercare lavoro altrove. L’alternativa è farsi sentire e i movimenti
populisti del Sud Europa tendono a consentire ai giovani proprio quel tipo di
protesta radicale contro le istituzioni europee e l’euro.
L’altro lato della medaglia è il populismo del Nord Europa, che somiglia molto
a una collezione di sentimenti anti-immigrazione. In Inghilterra l’Ukip ha fatto
la sua campagna contro il flusso di cittadini europei, chiedendo lo smantella-
mento della libera mobilità dei lavoratori, uno dei pilastri dell’Unione europea
fin dal trattato di Roma. E non sorprende che il profilo di età sia, in questo
caso, speculare rispetto al populismo del Sud: ad es., 3 sostenitori del Peo-
ple’s Party danese su 4 hanno più di 50 anni. La concentrazione all’altro capo
dello spettro di età del populismo del Nord è dovuta al fatto che i lavoratori
più anziani rappresentano le componenti meno mobili della popolazione ed è
quindi probabile che soffrano di più per la competizione dei giovani lavoratori
che arrivano da altre parti dell’Unione.
Se l’analisi è corretta, ne consegue che sarà difficile per i movimenti populisti
europei coordinare i loro voti utilizzando la grande fetta di seggi che si sono
guadagnati nel Parlamento europeo. Ma ci sono lezioni ancora più importanti
da imparare riguardo al futuro dell’Europa. A meno che non si faccia qual-
cosa per affrontare il problema delle diseguaglianze tra paesi e della disoc-
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