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Finalità e struttura dell’opera

Il presente lavoro si pone come strumento di supporto per quanti si apprestano alla prepa-

razione del concorso a cattedra per le classi il cui programma d’esame comprende la Filoso-

fia. Premessa imprescindibile non può che essere una riflessione sull’importanza dell’inse-

gnamento di tale disciplina nella formazione della coscienza e della personalità dei discenti.

Secondo una definizione data da una commissione ministeriale incaricata di affrontare

il problema dell’insegnamento filosofico nelle scuole, la riflessione filosofica si caratte-

rizza «

come forma di metariflessione concettuale, mobile e flessibile, connessa con una considera-

zione critica concernente l’origine, le condizioni, i metodi, i limiti e i valori che contraddistinguono

nella loro effettiva concretezza i vari saperi e le differenti discipline

».

Il compito della Filosofia è, dunque, quello di aprire la mente, abituare i ragazzi al ra-

gionamento, condurli ad individuare i propri limiti, e attraverso ciò le proprie potenzia-

lità. Ma deve essere anche quello di fornire le capacità di affrontare e risolvere problemi

non in base a credenze, e quindi ad atti di fede o a scelte ideologiche o politiche, bensì

attraverso una riflessione razionale, una deliberazione con se stessi che presuppone il

dialogo, la discussione con sé e con gli altri. Come sostiene Giovanni Reale, la Filosofia

ha un primato proprio, nell’ambito della scuola e nel confronto con le altre discipline,

perché “

costruisce il modo di essere uomo pensante, di ragionare

”. I temi affrontati e la me-

todologia stessa della riflessione filosofica costituiscono un’occasione unica nell’intero

percorso scolastico per sviluppare e affinare le proprie capacità analitiche. Le discipline

di carattere scientifico, pur fondamentali per la formazione culturale, fanno infatti co-

noscere la realtà così com’è, ma non danno giudizi di valore, cioè non sono valutative e

quindi non possono orientare la prassi. Le discipline di carattere letterario, invece, pur

affrontando a volte con molta efficacia i problemi di senso, non hanno come proprio

strumento caratteristico l’analisi razionale, la discussione e la ricerca, l’indagine sui pro-

blemi. Solo la filosofia, secondo Reale, riesce a unire questi due aspetti: la capacità da

un lato di affrontare i problemi di senso, problemi di valore su cosa è giusto e cosa no,

cosa è lecito e cosa no, cosa è bene e cosa è male, e dall’altro lato un tipo di approccio

ai problemi con un metodo razionale, cioè non basato semplicemente su credenze.

Ciò detto, è necessario fare i conti con il crescente disinteresse che gli studenti mo-

strano nei confronti delle discipline umanistiche, e filosofiche in particolare; bisogna

interrogarsi sulle sfide didattiche e metodologiche che si pongono dinanzi ai docenti e

riflettere su quali siano le strategie più efficaci attraverso le quali la Filosofia può torna-

re a stabilire un dialogo con le giovani generazioni. Per essere un buon insegnante di

Filosofia, non basta conoscerla, occorre saperla trasmettere motivando e appassionan-

do gli studenti: l’insegnante deve essere in grado di formare criticamente i suoi studenti

senza, tuttavia, plagiarli né condizionarli.

Per utilizzare un’efficace definizione di Fabio Minazzi, il docente “

deve saper scrivere nel

loro animo scomparendo progressivamente dal loro orizzonte (anche da quello affettivo) per trasfor-

marli, progressivamente, in giovani cittadini autonomi e in grado di camminare liberamente per

il mondo secondo i sentieri e le curvature che più preferiranno seguire. In questo contesto il docente

di Filosofia deve essere in grado di mettere in costante tensione critica le differenti acquisizioni co-