PREFAZIONE ALLA PARTE
SECONDA
La seconda parte del testo è dedicata all’assistenza infermieristica alla persona
in ambito neurologico. Gli autori hanno voluto affrontare l’argomento, sia
dal punto di vista del contenuto sia da quello della metodologia, mediante
l’adesione ad una scuola di pensiero della disciplina infermieristica, la Scuola
dei Bisogni e, al proprio interno, hanno scelto quale guida del lavoro il Mo-
dello delle Prestazioni Infermieristiche. L’interesse per l’argomento concer-
nente l’utilizzo delle teorie della disciplina infermieristica, coltivato in Italia
a partire dagli anni novanta da alcuni docenti dell’Università degli Studi di
Milano, è nato e si è rafforzato negli anni successivi per una peculiare conver-
genza di culture e interessi scientifici e professionali.
Il più importante di questi è la personalità di Marisa Cantarelli, grande ed
appassionata infermiera, che fu tra i primi ad intuire e affermare che i rilevan-
ti avanzamenti tecnologici e scientifici in ambito sanitario avrebbero portato
ad una modifica della natura dell’assistenza infermieristica se non vi fosse sta-
to un parallelo studio e approfondimento delle teorie a supporto dell’attività
clinica infermieristica. L’estensione di queste intuizioni e studi ai propri allie-
vi, fra i quali gli autori di questa parte, ha permesso di aggiungere alla loro
preparazione tecnico-scientifica una specifica preparazione concettuale e te-
orica. Questa nuova visione dell’identità infermieristica nella pratica clinica
ha suscitato, come sempre avviene quando si introducono modi innovativi di
vedere le cose, manifestazioni di interesse convinto ma anche di scetticismo.
Da un lato, si è fatta strada la convinzione che il ruolo delle teorie fosse da
ritenere paritetico al ruolo svolto fino a quel momento dalle sole conoscenze
tecnico-scientifiche e, dall’altro, che la pratica infermieristica avrebbe dovuto
essere guidata da procedure suggerite dall’esperienza individuale piuttosto
che da regole derivate dall’impianto delle teorie. Le regole concettuali co-
stitutive della teoria in questa seconda visione non corrisponderebbero alla
realtà dell’agire pratico dell’infermiere sul paziente, ma a ciò che la teoria
ritiene che dovrebbe essere fatto dall’infermiere.
La constatazione che, anche in assenza di regole teoriche, si ottengano
risultati assistenziali positivi ha portato alla dimostrazione del valore relativo
delle regole teoriche e della realizzazione dell’azione non solo secondo scien-
za, ma anche secondo esperienza. Il trascurare la teoria ottenendo risultati
positivi non toglie, comunque, a queste il loro valore e tale problema rimane